GIURDIGNANO
CRIPTA BIZANTINA
Un vero gioiello di architettura bizantina è la “Cripta di San Salvatore” risalente al secolo VIII-X, di proprietà dei monaci Italo-Greci (che qui erano circa una decina) fuggiti dalla persecuzione religiosa in quanto monaci di Culto Ortodosso, quindi Monaci Basiliani. Essi sbarcarono a Otranto per poi arrivare a Giurdignano, dove costruirono questa Cripta interamente scavata nella roccia. Degli originali affreschi oggi rimane ben poco di visibile, dato che alla scomparsa dei monaci la cripta venne usata come cisterna per l’acqua piovana dagli abitanti di Giurdignano del tutto ignari della sua esistenza. Successivamente, sopra la cripta, venne edificata la Chiesa di San Vincenzo”, ora vuota e sconsacrata. Fu proprio durante i lavori di restauro della chiesa che il pavimento crollo’ e porto’ alla luce la costruzione originaria. Le tombe dei monaci furono rinvenute nella necropoli sovrastante la cripta: oggi ne rimangono solo pochi resti, coperti da una cupola. La Cripta presenta una pianta a tre navate divise da quattro colonne cruciformi, con nove campate che terminano con tre absidi. Il soffitto di ogni abside presenta una croce greca simbolo dei monaci. In ogni abside c’è un altare, ma solo quello centrale veniva utilizzato dai monaci per la messa in quanto altare principale. Durante la messa, e differentemente da quanto accade oggigiorno, i monaci officiavano il servizio religioso dando sempre le spalle ai fedeli, in ossequio alla Madonna. Inoltre, erano gli stessi monaci a portare la Comunione tra i fedeli e non viceversa. Gli affreschi che si sono conservati fino ad oggi sono quelli dell’abside centrale, dove la Madonna appare raffigurata con Gesù Bambino in braccio e due arcangeli ai lati. Sui lati degli affreschi, in basso, ci sono due fori che servivano per contenere le lucerne ad olio, adibite all’ illuminazione della Cripta. Altri affreschi visibili sono quelli delle due absidi laterali, dove sono raffigurati sei dei dodici Apostoli. Gli altri sei un tempo erano dipinti sotto la Madonna, ma a causa dell’acqua sono andati perduti. La parte di ingresso alla Cripta viene chiamata “Naos”, ed era la parte riservata ai fedeli, mentre la parte dove ci sono le absidi, chiamata “Bema”, era la parte riservata esclusivamente ai monaci in quanto zona sacra. I gradini attorno alla Cripta venivano utilizzati dai fedeli per sedersi durante la messa, ma anche dai monaci per dormire, perché la Cripta rappresentava allo stesso tempo la loro casa. Il soffitto della Cripta ha una composizione molto particolare: le prime due campate centrali vengono chiamate “Campate con soffitto a vela”, quelle anteriori sia a destra che a sinistra “Campate con soffitto a quattro crociere”, mentre le altre due posteriori vengono definite “Campate con soffitto a cassettoni”. I monaci riuscirono a creare questi soffitti particolari perché la roccia della Cripta è in realtà la nostra “pietra leccese”, una pietra che è divisa sostanzialmente in tre strati: lo strato superiore è quello più friabile e si presta di più alle decorazioni; lo strato centrale è quello che comincia ad indurirsi e infatti le decorazioni sulle colonne sono minime, e lo strato inferiore, quello più duro, è di roccia pura. Ed è proprio questo tipo particolare di pietra, in grado di assorbire l’acqua e l’umidità, che ha permesso la conservazione della Cripta nel tempo.