INDICAZIONI PER RAGGIUNGERE CASAMASSELLA :
CASAMASSELLA E’ UNA FRAZIONE DI UGGIANO LA CHIESA, DA PORTO BADISCO SI PROCEDE PER UGGIANO E NELLA PIAZZA PRINCIPALE SI TROVANO LE INDICAZIONI. DISTA CIRCA 5 KM (DA PORTO BADISCO), E 5 KM (DA OTRANTO).
Testimonianze rupestri nella valle dell’Idro e nella valle delle Memorie: l’episodio di Monte S. Angelo.
Il monachesimo italo-greco in Otranto ha conosciuto un notevole sviluppo dal VI secolo, quando numerosi gruppi di monaci giunsero in città e si stanziarono in alcune aree che meglio si prestavano all’esercizio delle pratiche religiose: la valle delle Memorie, la valle dell’Idro, la Valle di S. Stefano, S. Gregorio e Frassanito.
L’acqua in abbondanza, il terreno fertile insieme alla presenza di erbe e spezie di vario furono i motivi che spinsero i monaci a insediarsi nella città idruntina e nelle aree limitrofe.
Nella valle dell’Idro e in particolare nella zona di monte Lauro, di monte “le Piccioniere” e di monte S. Angelo, già attorno all’anno mille nacquero alcuni insediamenti rupestri che si svilupparono sfruttando le numerose grotte presenti nell’area e che ben presto divennero luoghi di culto o aggregazione.
Queste grotte si possono distinguere in vari gruppi e varie tipologie articolate secondo le esigenze delle genti che le occuparono.
Un primo gruppo, all’ingresso della valle, comprende una serie di grotte formate da due ambienti, uno anteriore più grande e uno posteriore di dimensioni ridotte, caratterizzate dalla presenza di nicchie a ripiano (ricavate nella roccia) e tracce d’iscrizioni greche.
Un secondo gruppo interessa le pendici di monte Lauro e si sviluppa su vari livelli.
Sulle pendici di monte S. Angelo si sviluppa un terzo nucleo di grotte e nelle vicinanze di queste troviamo la chiesa-cripta di S. Angelo.
Molti di questi ambienti sono crollati nel corso del tempo oppure sono stati invasi dalla vegetazione, altri hanno continuato a essere utilizzati dagli agricoltori ma come depositi per le attrezzature agricole.
Tali testimonianze rupestri sono visibili su entrambi i versanti della valle delle Memorie come ad esempio nei pressi della masseria di Torre Pinta, dove è ancora visibile un grande ipogeo con funzioni di Colombaio; in questa zona sembrano prevalere piccole cavità ad ambiente unico con nicchie a ripiano (FONSECA C.D. 1979). Anche nella valle delle Memorie troviamo una cripta, quella di S. Nicola.
Nella valle delle Memorie più volte è stata ipotizzata l’esistenza di una necropoli di grotticelle sepolcrali di età preistorica ma raramente si è cercato di confermare queste ipotesi con attività di ricerca.
INSEDIAMENTO RUPESTRE DI MONTE S. ANGELO
L’insediamento di Sant’Angelo si sviluppa sull’omonima altura situata su un tratto della valle dell’Idro al confine tra i territori comunali di Uggiano la Chiesa e Otranto.
L’area di monte Sant’Angelo è stata sottoposta a tutela speciale ai sensi del Decreto Legislativo 22 Gennaio n. 42 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 28 gennaio 1989. Tale provvedimento è stato emanato per garantire la conservazione dell’insediamento rupestre di Sant’Angelo, cioè dell’antico villaggio medievale costituito da ambienti e luoghi d’immagazzinamento alimentare scavati nella roccia (grotte e silos) lungo i fianchi dell’altura. La stessa chiesa-cripta dedicata a Sant’Angelo è ricavata dalla roccia ed è nota per essere un importante esempio di architettura ipogea che conserva sulle pareti interne i resti di affreschi di natura religiosa risalenti al XII-XIII secolo.
Il nucleo principale del villaggio si sviluppa a sud della strada campestre “Malavicina”, in un’area che comprende l’altura attigua al monte Sant’Angelo e la parte inferiore delle pendici del monte.
Sul fianco nord-ovest dell’altura è ubicata la chiesa rupestre dedicata a Sant’Angelo che rappresentò molto probabilmente il fulcro religioso del villaggio. Inoltre lungo tutti i fianchi dell’altura sono presenti diverse cavità destinate all’immagazzinamento di derrate alimentari.
Infine sulla sommità del monte sono presenti piccoli terrazzamenti delimitati con muretti a secco e in particolare i ruderi dell’unica costruzione in muratura del villaggio, una torre quadrata di fortificazione per la difesa dell’abitato.
Nel corso del 2007 l’area della cripta e la zona circostante sono state oggetto di un progetto di restauro, valorizzazione e fruizione elaborato dall’amministrazione comunale di Uggiano la Chiesa.
LA CHIESA-CRIPTA DI SANT’ANGELO
I resti di questa chiesa-cripta sono situati a pochi metri dalla strada campestre “Malavicina”; l’ingresso originale è stato ripristinato dal recente scavo archeologico mentre prima di questo intervento la cripta era raggiungibile attraverso un piccolo sentiero ricavato in parte nella roccia.
Prima dell’avvio dei lavori di riqualificazione la struttura versava in precarie condizioni di conservazione a causa del suo totale abbandono. Dal punto di vista strutturale la cripta presenta la parte anteriore del Naos[1] crollata mentre la parte rimanente si presenta come un vano prevalentemente scoperto. Il Bema[2] separato da un’iconostasi litoide si finisce con tre absidi, orientate a sud-est e divise tra di loro da sette litoidi, comunicanti attraverso piccoli accessi; l’abside a destra presenta una piccola apertura comunicante con una cavità di dimensioni ridotte.
Non sono presenti tracce di altari né di altri arredi litoidi, probabilmente nascosti da materiali di riporto; nicchie di varie dimensioni sono visibili sia nell’atrio sia nelle absidi.
Per quanto riguarda le decorazioni parietali nel Bema non vi è più traccia di affreschi ma solo resti d’intonaco e macchie di colore; tracce di affresco sono visibili invece nel Naos, sia sull’iconostasi sia sulla parete a sud-ovest. Sull’iconostasi è raffigurato un santo, non identificabile, e si distinguono l’omophorion[3], parte dell’iscrizione esegetica a chionèdon[4] (o…o/PHO) e tracce di un’iscrizione votiva in basso.
Sulla parete a sud-ovest è affrescata olosomo[5], su sfondo blu in riquadro a bande scure, la figura dell’Arcangelo Michele il quale è rappresentato con indosso una tunica rossa ricoperta di loros[6] decorato a motivi geometrici; in basso si leggono le prime righe di un’iscrizione votiva. Purtroppo l’affresco è rovinato in più punti ma comunque resta la raffigurazione meglio conservata e l’unica che ci permette di formulare una datazione relativa che s’inquadra tra il XIII-XIV secolo (FONSECA C.D. 1979).
Le indagini archeologiche hanno confermato che la cripta svolgeva con certezza funzioni di luogo sacro, di chiesa sicuramente funzionale al rito greco come dimostra l’iconostasi. Probabilmente fu costruita per la comunità rurale presente negli insediamenti rupestri vicini. Nella terrazza sopra la cripta sono state messe in luce diverse evidenze che confermano il collegamento tra la cripta e le comunità rurali: silos destinati all’immagazzinamento, una porzione di fossato forse destinato alla raccolta dell’acqua mentre in tutta l’area intorno alla cripta sono presenti sepolture ricavate nella roccia.
Comunque la lettura e l’interpretazione dei dati materiali sono ostacolate in alcune aree del sito dai danni provocati dalle attività di estrazione e cava effettuati in tempi recenti.
Da ricordare inoltre che il suddetto progetto di valorizzazione prevedeva anche il restauro degli affreschi che decorano le pareti della cripta.
FONSECA C.D. et alii, 1979- Gli insediamenti rupestri medievali nel Basso Salento
[1] Naos: nell’architettura bizantina, nome con cui s’indicavano le parti della chiesa destinate alla celebrazione liturgica.
[2] Bema: Pedistallo per oratori anziani (detti anche presbiteri), con la rispettiva abside, delle chiese bizantine (cristiane).
[3] Omophorion: paramento liturgico.
[4] Chionedon: pare che questa parola (per me indecifrabile) , faccia riferimento al vescovo.
[5] Olosomo: termine che indica quando il Santo è rappresentato a figura intera.
[6] Loros: Lunga sciarpa con pietre preziose che nella tarda antichità e a Bisanzio si avvolgeva sugli omeri per ricadere davanti con una banda, mentre l’altra dietro la vita era raccolta sull’avambraccio. Si attribuivano significati simbolici: indossato in occasione della Pasqua, alludeva a Cristo nel giorno della Resurrezione.
NB = DOCUMENTO ESTRATTO DA UNA PICCOLA TESI DI GIUSEPPE DE PAOLA ( DI CARLO).